Passeggiando intorno a Torino e pensando ai salici piangenti

UN’EREDITA’ LETTERARIA, NATURALISTICA ED EMOTIVA

Pochi torinesi conoscono il nome di Giuseppe Francesco Baruffi (1801-1875). Nacque a Mondovì, vi studiò e fin da ragazzo iniziò a mostrare un certo interesse per la botanica e la natura. Arborizzò nel cuneese e le sue schede vennero incluse nella vasta opera in costruzione, a quei tempi, da parte del Luigi Colla, l’Erbarium pedemontanum pubblicato a Torino fra il 1833 ed il 1837. Nel 1824 venne nominato sacerdote, si dedicò all’insegnamento della filosofia prima al Collegio delle Province e quindi all’università, dove restò fino al 1862. Fu uno scrittore, abbastanza conosciuto, le sue opere più riuscite e apprezzate furono Peregrinazioni autunnali, raccolta di saggi e testi fra i quali Cenni d’una peregrinazione da Torino a Londra e Viaggio da Torino alle Piramidi. Fra il 1853 ed il 1861 pubblicò una quindicina di opuscoli della serie Le passeggiate nei dintorni di Torino, che offrivano al lettore un modo nuovo di vivere il paesaggio, disponibile e decifrabile quindi per una larga parte della popolazione cittadina. A questi seguitono due altri diari di viaggio, Pellegrinazioni e passeggiate autunnali nell’anno 1861. Guida nella valle di Susa e di Barbonnèche al traforo delle Alpi del 1862, SaluzzoMantaVerzuolo nell’ottobre dell’anno successivo. Trascorse gli ultimi anni della sua vita paralizzato e poverissimo, morendo il 12 marzo 1875. Un secolo dopo, il 9 marzo 1975 nasceva chi scrive, autore di un lavoro che prosegue, se così si può dire, il lavoro di camminatore e osservatore e divulgatore che il Baruffi aveva imbastito nel XIX secolo. La tomba del Baruffi si trova al Cimitero Monumentale di Torino.

Scorrendo gli i  tre volumi della prima edizione, pubblicata nel 18523 dalle Stamperie Reali, di Le passeggiate nei dintorni di Torino, emergono curiosità botaniche. Fra queste la storia dello sviluppo dei salici piangenti in Europa. Ve n’erano molti in giro per la città, soprattutto lungo le coste dei fiumi. Il salice piangente è stato ribattezzato da Linneo, il padre della botanica moderna, Salix babylonica poichè arrivava dalle sponde dell’Eufrate dove sorgeva la città di Babilonia, ma i romani lo importarono anche da Egitto e nord Africa. Il Baruffi cita una fonte, la Cronaca di San Giacomo (1801), documento nel quale si afferma che il salice piangente venne importato in Europa dal poeta Alexander Pope, che lo mise a dimora a Twickenham (la mia generazione conosce questo luogo per la presenza dello storico stadio di rugby). Pare che il poeta fosse ospite di Lady Suffolk (Henrietta Howord, contessa di Suffolk) che ricevette un paniere da un paese caldo, la Spagna, forse la Turchia, fatto di rami di salice, alcuni erano ancora verdi e così Pope decise di provare a piantarli a terra, generando la “madre” di tutti i salici del continente. I salici sono specie dioica, ovvero esistono due alberi distinti per ciascun sesso. I salici del giardino botanico di Twickenham sono femminili. Ciò significa che i salici si sono riprodotti, in Inghilterra, soprattutto per talea e non da seme, operazione per la quale occorre la presenza anche di esemplari maschili. Il Baruffi afferma che alcune talee di esemplari maschili siano stati inportati dall’isola di Sant’Elena nel 1823, sotto le fronde di un grande albero si riposava Napoleone, durante il suo lungo e terminale esilio.

Esisteranno ancora questi salici? Vado a sfogliare The Great Trees of London che acquistai alla sede londinese dell’emittente TimeOut, ma non trovo traccia di “weeping willow”. L’unico salice di cui si parla è un esemplare di Salix fragilis caduto vicino al fiume Crane. A Twickenham c’era ai tempi del nostro autore una delle maggiori collezioni private di alberi del Regno di Sua Maestà, nella residenza di Isaac Swainson. In internet trovo una pagina che ne parla nel sito del Twickenham Museum, dove trovo finalmente notizie di “Alexander Pope’s Willow Tree”, il salice piangente di Pope. La leggenda viene però messa in discussione, in primis perché quel tipo di paniere veniva fatto non con ramoscelli di salice piangente bensi di Salix viminalis. Una teoria oggi più accreditata recita che Pope ricevette una talea da Thomas Vernon, un mercante che aveva acquistato delle proprità a Twickenham fra le quali una che in seguito affittò proprio al celebre poeta. Inoltre si segnalano i nomi di alcuni botanici, inglesi e francesi, che avrebbero osservato per primi questi salici nella seconda metà del XVII secolo e al principio del XVIII. La documentazione storica segnala per la prima volta la sagoma di un giovane salice piangente soltanto nel 1755, in una foto della villa di Pope. Alcuni disegni mostrano in seguito una gran popolazione di salici piangenti intorno alla villa soltanto a partire dal 1782, assicurando che il più vecchio e grande sia stato piantato proprio dalla “mano del Bardo di Twickenham”. Successivamente la villa venne demolita, mentre il tronco di questo leggendario salice venne salvato, oggi è ancora visibile in una grotta protetta da un cancello, realizzata nel 1845.

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