
Estratto #2 – Dall’introduzione °Il rammendo – Perché tutelare grandi alberi e foreste vale quanto un comandamento°
«Nei boschi un uomo elimina i suoi anni come un serpente la sua pelle, e in qualunque periodo della vita e sempre un bambino. Nei boschi e la perpetua giovinezza. In queste piantagioni di Dio regnano un decoro e una santità, una perenne festa viene allestita, e l’ospite non vede come potrebbe stancarsene in mille anni. Nei boschi ritorniamo alla ragione e alla fede», scriveva nel saggio Natura (1836) il grande Ralph Waldo Emerson (1803-82), anima vasta del pensiero originario nordamericano, amico di Whitman e guida del giovane Thoreau, poi autore di opere che hanno miscelato speculazione filosofica e pellegrinaggio in natura, il Walden, Camminare, I boschi del Maine. Lo spirito dei monaci e degli eremiti, dei san Francesco che addomesticano con fermezza il temibile lupo di Gubbio e dialogano con gli uccelli, dei Gautama che si illuminano sotto le fronde di un ficus e la testa di un serpente che li protegge, dei maestri zen, dei padri del taoismo e di quanti altri santi e meno santi: la pace, la serenità, il loro affondare le radici dell’esistenza nel silenzio, animi placidi, cordiali all’inverosimile, e con quel piacere al gioco perenne del bambino, quell’attitudine infantile nel porsi, nell’ascoltare, nel “giocoliare” con le parole e le formiche, le rane che saltano nello stagno e le stelle fisse nella notte. Tutto questo non sarebbe mai esistito senza quel mondo a parte che e il bosco, continente fuori dalle geografie degli uomini raccolti in comunità e fuori dal tempo a cui sono soggetti, e mai potrebbe nuovamente perpetuarsi, ripetersi, rinnovarsi, ogni volta come una prima volta, se quel che ne resta non fosse protetto, difeso, vietato o addirittura dimenticato.
E’ sbocciato nelle librerie °Il bosco è un mondo. Alberi e boschi da salvaguardare in Italia°, Giulio Einaudi Editore.