Introduzione ~ L’opera di un Homo Radix

.

A me piace sempre quando piove. Mi sembra di bere insieme agli alberi
[Francesco Biamonti, Il silenzio]

Le cose in sé sono mostruose perchè sono e non sanno di essere; ignorano la loro solitudine e la nostra [Andrea Emo, Quaderno 229]

Non esiste il modo per mettere una corrente in un secchio o il vento in un sacco
[Alan W. Watts, Il tao: la via dell’acqua che scorre]

Chi vuole salvare la natura la perderà
[Manlio Sgalambro, Del pensare breve]

.

DENDROSOFIA
azioni e parole di un uomo radice

.

Meditando ai piedi delle sequoie di Big Sur, in California, Tiziano Fratus compose una poesia da cui si elaborò un testo che divenne una sorta di dichiarazione, un piano di intenti e una ricerca al pari di identità:

«Sono un uomo radice. Sono un uomo che si è mosso per cresce­re e dimenticare le prime radici. Sono un uomo che si è sradicato e che ha vagato fino al punto di trovare nuove radici. Sono un uomo che si è fermato per ripartire. Un uomo che ha messo giù nuove radici. Sono un uomo che si è svegliato albero con fronde che si alberano al respiro dei venti, che raccoglie storie trasportate e veicolate da altre creature. Sono un uomo radice che trova gioia e pace nella sua nuova terra. Sono un uomo che ha trovato radici viaggiando nel mondo, un uomo che cerca sempre radici. Sono un uomo radice che circola e tenta di stabilire con­nessioni, e conoscenza, con gli elementi naturali, col paesaggio, con lʼambiente. Sono un uomo che si fa sempre più albe­ro in un paesaggio di alberi che si fanno sempre più uomini. Sono un uomo radice che tollera a fatica lʼinquinamento urbano, la sua confusio­ne, la corsa degli uomini, lʼinquinamento psicologico che riduce ogni forma di conoscenza alla pura utilità, o peggio allʼeccellenza, alla costituzione di una nuova aristocrazia. Sono un uomo che ha imparato ad ascoltare gli alberi e non se ne vergogna affatto. Dʼaltro canto ogni poeta è destinato a farsi albero. Sono un uomo radice e questi appunti sono le mie ghiande, i miei racemi, i miei galbuli, le mie venature»

Da questo punto il suo tempo viene scandito da richerche, viaggi, letture, e dalla scrittura di una serie di opere, di silvari, che approfondiscono man mano le esperienze e le parole.

«C’è una grammatica che attende soltanto di essere parlata, una lingua che abbiamo dimenticato allontanandoci dal cuore selvatico della nostra immaginazione: qualcuno la chiama boschese, qualcuno la chiama naturalezza, qualcuno la chiama selvatichezza. Ma non importa il suono delle parole che adottiamo, conta piuttosto il nostro fare ritorno alla radice dell’esistenza, a quel posarsi d’una foglia al suolo, al levarsi del sole, ogni mattina, da dietro le montagne. Siamo parte di questo istinto al movimento […] un dono immenso» [da Il bosco è un mondo, Einaudi]

In un’epoca di crolli e cedimenti ideologici due visioni della vita e del mondo hanno ripreso vigore: la spiritualità e un più stringente dialogo con la natura, pilastri che connotano la filosofia e la scrittura di Tiziano Fratus. Alle soglie dei trent’anni, Fratus raggiunge uno dei cuori della California, Big Sur; qui, dove il vento dell’oceano spira ininterrottamente e aleggiano gli spiriti di scrittori quali Jack Kerouac, Henry Miller ed Alan Watts, Fratus incontra le prime sequoie millenarie, perdendosi nel silenzio cantato delle foreste di conifera. Egli fa tesoro del pensiero di Raimon Panikkar, colui che inventò il termine ecosofia, ovvero saggezza dell’ambiente: «la Terra è un vivente, tanto nelle sue parti quanto nel suo insieme»; «la Terra non è una mera fornitrice di materie prime, è ben più del palcoscenico o dell’habitat dell’Uomo. E’ il corpo esterno dell’Uomo stesso, il suo spazio vitale, la sua casa.» Così nasce il concetto di Homo Radix, atto poetico ed identità in movimento che si nutre del contatto con la Natura: si ascolta la voce del grande albero che regola la vita e il tempo, ci si lascia abitare, radicare, trasformare.

«La distanza fra radice e fronda è proporzionale alla distanza fra realtà e pensiero. Non è una regola botanica, riguarda lo sguardo del visitatore pensante che si aggira negli spazi di ombra e luce sul letto della foresta. Il bosco è un fiume ma non procede lungo una direzione lineare, piuttosto fermenta, rigoglisce, dimezza la propria massa in autunno per compensarla in primavera» [Da Ogni albero albero è un poeta. Storia di un uomo che cammina nel bosco, Libri Mondadori]

Che cos’è questo pensiero che cammina? «Abito un continente compreso fra la carta e la corteccia» Fratus inizia un pellegrinaggio nel paesaggio, perfeziona la pratica dell’alberografia e la disciplina della dendrosofia, inizia a meditare quotidianamente in selva e ad imbastire neologismi per un vocabolario da Uomo Radice; affina una scrittura che mescola saggistica, poesia, narrazione e fotografia, alimentando una costellazione editoriale che ne fa uno degli autori italiani più attenti al tema di una riconciliazione con gli elementi naturali.

«Quando cammino mi piace tenere in mano una pigna, un pezzo di corteccia o della terra sfarinata. Mi mette in comunione col paesaggio e con la Madre Terra. Talvolta mi basta allungare lo sguardo nella pineta del mio minuscolo Monte Tai (Tai Shan), sul San Giorgio, nel torinese, a mezz’ora d’auto da casa, per quietare i demoni e le tensioni che mi snervano da ore. Per me non esiste medicina più rapida ed efficace. Dove mi incammino, nella compagnia degli alberi, si erge maestoso e invisibile, il Tempio delle Radici, ove mi appresto a camminare, a meditare, ad osservare, a riflettere. Ogni giorno dedico almeno un’ora a questa scuola dei semi e delle foglie. Scavare in profondità e ammansire la chimera della leggerezza. Come dice il monaco zen vietnamita Trich Nhat Hanh, “la pace è ogni passo”» [da Il sole che nessuno vede. Meditare in natura e ricostruire il mondo, Ediciclo]

Fra i suoi titoli di ampia diffusione si segnalano Ogni albero è un poeta, Manuale del perfetto cercatore di alberi, Il bosco è un mondo, I giganti silenziosi, Il libro delle foreste scolpite, L’Italia è un bosco, L’Italia è un giardino, Il sussurro degli alberi, Un quaderno di radici, sbocciati in libreria grazie ad editori quali Feltrinelli, Einaudi, Mondadori, Bompiani, Laterza e Ediciclo. Il saggio Il sole che nessuno vede è dedicato al meditare in natura, Waldo Basilius è una fiabelva gotica illustrata.

«E così al termine del sesto giorno Iddio creò gli animali e gli uomini: popolò gli oceani e i mari, le pianure e le montagne, i laghi e i ruscelli; coniò la parola foresta e modellò le sequoie, i più grandi alberi che si potessero mai vedere sulla terra, così alti da sfiorare il cielo e così grandi da non essere paragonabili a nessuno dei grandi pesci che vivevano le profondità delle acque. Lo fece per sé stesso, a celebrazione del proprio ingegno, ma anche quale monito rivolto agli umani, che già sapeva diversi fra le altre creature del Creato» T.F.

Nel 2019 sono arrivati nelle librerie Poesie creaturali (Libreria della Natura), opera che abbraccia due decenni di scrittura in versi, il silvario Giona delle sequoie (Bompiani), viaggio esplorazione diario visione a cui Fratus ha lavorato alacremente per un intero decennio, Arborgrammaticus (Bolis), cahier della sua fotografia in bianco e nero, Interrestràre (Lindau), dedicato alla meditazione. Nel 2020 è in uscita la raccolta di poesie e dendrosofie in prosa Sogni di un disegnatore di fiori di ciliegio (Aboca), nel 2021 il silvario Alberi millenari d’Italia (Idee Feltrinelli / Gribaudo), mentre nel 2022 una nuova edizione negli Oscar Mondadori di Ogni albero è un poeta e il quaderno buddista Sutra degli alberi. Infine, quest’anno, ben tre nuove opere: il giocosissimo Manuale per giovani inventori di alberi e foreste (Idee Feltrinelli / Gribaudo), le poesie di Agreste (Piano B) e Lettere a una sequoia (Anima Mundi). Attualmente Fratus collabora coi quotidiani Il Manifesto e La Verità, il mensile Natural Style e la trasmissione Geo di Rai 3. I suoi scatti sono stati oggetto di svariate personali fotografiche.

Tiziano Fratus ai piedi di una sequoia cava a Lost Grove, California.

.