UNA RIFLESSIONE
Le parole contano, e le azioni talvolta anche più delle parole. Anzi, se c’è una cosa davvero difficile da coniugare sono i fatti e le parole. In me quanto nella maggior parte degli artisti, dei poeti e degli autori che ho incontrato questa conciliazione resta complessa e fragilissima. Quanti artisti operano teorizzando e predicando la socialità dell’arte: ho dovuto sopportare di quei pipponi ma di quei pipponi terribili dedicati alla celebrazione dell’arte sociale, soprattutto quella che vorrebbe occupare il posto destinato all’arte per così dire povera, agreste, rupestre, naturale o selvatica. Fatto accaduto pochi giorni fa: artista che ha girato il mondo, suoi manufatti, visitabili, ovviamente l’importanza estetica e teoretica di un’arte che sia sociale, per questo e per questo e poi un bambino si mette a giocare con le pietre che ci sono lì dentro e lui si incazza come una iena. Ma pesante… tutti ci incazziamo prima o poi, per carità, io stesso rammento ancora con imbarazzo un cammino per andare a meditare nel bosco in Appennino, alcuni anni fa, con questa guida che ci doveva accompagnare e che aveva sinceramente rotto le ghiande per tutto il tempo ed io che ad un certo punto mi scasso e gli grido, davanti a tutti: Ma che cazzo fai! Hai finito?! Ma dove vai… da scoppiare dal ridere se non fosse stato che quando ci sei dentro purtroppo non hai tutto questo self-control. Siamo uomini, siamo retorici, siamo deboli. Però, anche imparare a mentire di meno non sarebbe male… chiarirsi le idee e predicare di meno.
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