Vertigine o del misurare il mondo a parole

RADICE PRIMA

TF – Scrivere e descrivere la natura: può sembrare facile o immediato. Come scriveva la poetessa americana Marianne Moore, «Se l’universo è mobilità tutta la matematica non basta». Che cosa si cerca di dire, attraverso l’uso di parole, della nostra vita quanto di tutto quel che accade dentro e fuori di noi? Quando ci poniamo in ascolto e in osservazione che cosa sentiamo e che cosa vediamo? Il particolare momento che stiamo vivendo incide sulla nostra capacità di visione e analisi? Il fotografo Ansel Adams diceva:«Il mondo intero è per me molto “vivo” – tutte le piccole cose che crescono, perfino le rocce. Non riesco a guardare crescere un po’ d’erba e di terra, per esempio, senza percepire la vita essenziale, le cose che si muovono con loro. Lo stesso vale per una montagna, o un tratto di mare, o un magnifico pezzo di legno vecchio”». La prima regola per scrivere del mondo è ovviamente quella di esercitare uno sguargo vigile, impegno che non si manifesta soltanto attraverso la lettura e la scrittura, ma anche con altri mezzi utili, ad esempio la meditazione, il cammino, la fotografia, la musica o la pittura. Ogni giorno si impare qualcosa, ogni perlustrazione nei boschi, ogni storia che si va confezionando, ogni nuovo personaggio a cui si da il benvenuto, tutto occorre per capire e per ampliare la propria personale galleria di possibilità e il proprio vocabolario. Durante i primi anni in cui si scopre o si riscopre la straordinaria bellezza della natura e dei suoi regni, si mette in moto un teatro della rappresentazione che si nutre di letture, esplorazioni, tutto quel che vediamo e conosciamo ci serve per nutrirci, convinti di essere in grado di parlarne o di scriverne. Resta però importante considerare un limite, constatare che quella natura che viviamo e accogliamo setacciando gli antri là fuori non è e non sarà mai pienamente rappresentabile: le nostre parole sono potenzialità, come gli scatti di un fotografo, o le pennellate di un pittore, colgono una prima superficiale dimensione a cui mancherà la profondità, l’ignoto, l’intangibilità; qualcosa resterà sempre insondabile e inesprimibile. Qui inizia a rafforzarsi un percorso spirituale (o religioso, a seconda dei casi, delle scelte, delle sensibilità individuali) che in me si è manifestato nell’adesione al buddismo, un buddismo essenziale, agreste, esercitato spesso tra gli alberi e nei luoghi naturali piuttosto che in comunità, monasteri o sale di meditazione (vedi la sezione Natura & Buddismo).

.

Il fotografo Edward Weston e un magnifico eucalipto ritratti da Ansel Adams.

.

Il percorso artigianale e artistico di Tiziano Fratus ha trovato diffusione nel mercato editoriale anzitutto attraverso la pubblicazione di molti libri dedicati alla sua ricerca naturalistica, cahier di viaggio tra i grandi alberi e le foreste italiane o in altre parti del mondo, meditazione in natura (vedi la sezione Silvari); lentamente ha trovato spazio anche la sua scrittura poetica, la prima radice della sua scrittura, apparendo spesso nei silvari naturalistici e venendo tradotta all’estero in undici lingue ed edita in una ventina di paesi (vedi la sezione Poesia).

.

LA FORMA SCRITTA DI UN BOSCO?

Il pittore americano e realista Edward Hopper credeva in quella che secondo lui era una verità incontestabile, un’affermazione dello scrittore tedesco J. W. Goethe: «Il fine primario e ultimo di tutte le attività letterarie è la riproduzione del mondo che mi circonda utilizzando il mondo che è in me, impossessandomi di tutte le cose per combinarle, rimodellarle e ricostruirle sotto una forma personale e originale.» Afferrare alcune parti della realtà – qualsiasi cosa sia la realtà – e trasformarla, elaborarla, riprodurla attraverso i frutti di una ricerca espressiva e artistica, laboratoriale, artigianale. 

La più recente produzione in versi di Tiziano Fratus è ispirata al concetto di “minimalismo sacro” o “minimalismo mistico“, riconosciuto in musica per il percorso di compositori quali Alan Hovhaness, John Tavener e Arvo Part, nonché alla pratica quotidiana di meditazione ch’an/zen in natura. Nel 2015 Fratus inizia a comporre poesie “a forma di seme e foglia”, la prima silloge dedicata questo stile s’intitola Musica per le foreste (Mondadori, appendice al romanzo Ogni albero è un poeta), a cui seguono Poesie creaturali, pubblicata da Libreria della Natura, Sogni di un disegnatore di fiori di ciliegio, Aboca, mentre altre “natura miniate” sono inserite in silvari quali Alberi millenari d’Italia e Alberodonti d’Italia, Idee Feltrinelli & Gribaudo, Interrestràre, Lindau e Sutra degli alberi, Piano B.

«In questi ultimi anni ho dedicato molto tempo a studiare le potenzialità di una forma di scrittura in versi disegnata e musicale, che potesse essere ora dialogante ora meditativa. Minuscoli marchingegni dove a ruotare non sono ingranaggi ma parole, parole vive che cercano costantemente una forma, ora scolpita nella geometria, ora piuttosto celata nel silenzio che le circonda, ora decifrata dalla mente del lettore. Boschi miniati di parole viventi. In queste geometrie ritagliate a forma di seme, di radice o d’albero, ci sono voci che si confessano, menti che ragionano, forze che si librano, che premono, che complottano; esiste un mondo di istanti catturati, ipotetici o reali, cronaca e fantasia, atti unici fotografati o immaginati» TF

.

Edward Hopper, Compartimento C, carrozza 293, 1938.

.

PICCOLO VIAGGIO
nel poetico contemporaneo

TF – La poesia che in questi ultimi decenni ho attraversato e continuo a visitare si è espressa anzitutto in lingua inglese, laddove si è cercato maggiormente di aprire, di rinnovare, di squadernare il verso libero, talora ampliandosi sulla riga, spingendosi a moltiplicarsi, nei termini, nell’articolazione, nel respiro, talvolta adottando architetture più ampie, cercando insomma di fare della poesia qualcosa che andasse oltre i limiti della poesia stessa: poema, canzone, romanzo in versi, opera multimediale. Mi riferisco ad esempio a Les Murray, Thomas McGrath, William Carlos Williams, Dorothy Porter, Yang Lian, i Beat, ma anche a Elio Pagliarani. Al contempo c’è stato un recupero di forme più antiche, una rilettura della poesia giapponese e cinese che ha strutturato i modi della nuova poesia, vedi Gary Snyder o taluni cantos di Ezra Pound, o Jim Harrison, per non citare quell’impossibilità che è rappresentata dall’haiku all’occidentale. Ci sono stati  poeti che invece hanno rivolto attenzione alla natura per ascoltarla, coglierla, farsi irradiare e tentare di rappresentare la lingua di quel capolavoro sulle pagine di un libro: è il caso di Mary Oliver e William Stanley Merwin, nella nostra lingua di Andrea Zanzotto. Il libro della poesia moderna e contemporanea è vastissimo, vertiginoso, ricchissimo, ogni volta che si tenta di fare un consuntivo si finisce per bisticciare coi nomi, con gli elenchi, e con se stessi. Perché ad esempio non ampliare lo sguardo fino alla drammaturgia contemporanea? O alla narrativa in versi che ogni tanto fiammeggia tra gli scaffali delle librerie? Alla fine la navigazione tra opere e poeti assume un carattere autobiografico, occasionale, del tipo dimmi che poeti leggi e ti dirò, forse, in parte, chi sei.

.

Un classico di Gary Snyder.

.

Alcune opere che hanno attribuito valore e nutrimento alle mie ore da lettore “accanito” e “inforestato”:

  • Letter to an Imaginary Friend di Thomas McGrath, un’immensità, non semplicemente un vasto poema in lingua inglese, bensì una lingua a parte;
  • Paterson di William Carlos Williams, vasto poema americano;
  • Freddy Neptune di Leslie Allan Murray, il Bardo del Bush, australiano;
  • Un arcobaleno perfettamente normale, le poesie naturali di Les Murray;
  • Montains and Rivers without End di Gary Snyder, poeta laureato del silvatico;
  • Omeros di Derek Walcott, colui che ha incantato così tanti miei coetanei;
  • Howl e Kaddish di Allen Ginsberg, quantomeno nell’alternanza dei linguaggi;
  • The Cantos di Ezra Pound, l’opera impossibile e interminabile;
  • A tanto caro sangue, l’antologia della poesia di Giovanni Raboni;
  • Songs of Innocence and of Experience, in generale l’arte poetica e grafica di William Blake;
  • Foglie d’erba di Walt Whitman;
  • The Complete Poems of Hart Crane;
  • La ragazza Carla di Elio Pagliarani;
  • La camera da letto di Attilio Bertolucci;
  • Il poeta albero del drammaturgo, poeta e cantastorie Giuliano Scabia;
  • Le ceneri di Gramsci di Pier Paolo Pasolini;
  • Poesie, antologia della lirica di Boris Pasternak;
  • Una maschera di scimmia di Dorothy Porter, da cui fu tratto un film;
  • L’adozione della scozzese Jackie Kay, tre monologhi inversi intrecciati;
  • Canto general di Pablo Neruda, un “must” dei miei vent’anni;
  • Arbres, le poesie vegetali di Jacques Prevert;
  • Cartografie del silenzio di Adrienne Rich;
  • Dove si ferma il mare di Yang Lian, splendida opera poematica cinese;
  • Devotions, antologia della poesia di Mary Oliver;
  • The Shape of the Journey, la splendida autenticità di Jim Harrison;
  • Vision and Prayer, le spettacolari poesie a losanga di Dylan Thomas;
  • In the Dark before Dawn, la poesia creaturale di Thomas Merton;
  • Dream Songs, le poesie oniriche e vivissime di John Berryman;
  • The Essential Merwin, l’antologia di un grande poeta;
  • Chiodi di Agota Kristof, una delle più intense letture in versi;
  • Non scriverai più a mano, le poesie di Heiner Muller;
  • Collected Poems, le luminose poesie di Dorothy Hewett;
  • Un altro tempo, capolavoro di Wystam Hugh Auden;
  • Lunch Poems di Frank O’Hara;
  • la vitalità delle raccolte di poesia di Charles Bukowski;
  • La rivoluzione del contadino impazzito, le poesie agresti di Wendell Berry;
  • Vista con granello di sabbia, la voce di Wislawa Szymborska;
  • Poesie di Czeslaw Milosz, antologia del poeta polacco-americano;
  • Nuvole vaganti, le poesie del monaco errante Ikkyu Sojun;
  • Collected Songs of Cold Mountain, un eremita cinese;
  • The Mountains Poems of Stonehouse, monaco buddista cinese;
  • The Cloudy should know me by now, antologia di poeti buddisti cinesi.

.

Devotions, l’antologia della poesia dell’americana Mary Oliver.

.

La passione per la poesia non si esaurisce ovviamente nella forma poematica. I nomi dunque di poeti e poetesse letti e ammirati sarebbero decine e decine. Mi accontento di ricordare figure quali John Berryman, W. S. Merwin, E. Bishop, Robert Lowell, Geoffrey Hill, T. S. Eliot, Ezra Pound, J. Kerouac, Wallace Stevens, Marianne Moore, W. H. Auden, Heiner Mueller, Arsenij Tarkowskij, Jacques Prevert, Boris Pasternak, Rolf Dieter Brinkmann, Alejandra Pizarnik, Paul Celan, Philip Larken, Ted Hughes, Adam Zagajewski, Wendell Berry, José Watanabe, Derek Walcott.

.

Boris Pasternak, romanziere e poeta.

.

TF Sento di dover dichiarare un debito d’imaginazione al “maestro della poesia agreste novecentesca americana”, Robert Lee Frost, che ho letto per tanti anni come se fosse una vera e propria Bibbia selvatica dei nostri tempi. Mi sono nutrito altresì della poesia sapienziale di Rabindranath Tagore (anzitutto Gitanjali e Il paniere di frutta), degli incendi, delle geometrie e delle splendide immagini folgoranti della poesia del gallese Dylan Thomas, quando delle epifanie quotidiane dell’espatriato Emanuel Carnevali (conosciuto grazie ad Antonio Moresco).

.

PPP sulla tomba di Antonio Gramsci, Cimitero Acattolico, Roma.

.

Un posto speciale occupano le poesie naturali di Mary Oliver, forse la più prossima al canto arboreo che sto imbastendo in queste ultime stagioni. E non dimenticherei, per concludere, due anticipatori ottocenteschi: Walt Whitman (Leaves of Grass) e Herman Melville, autore quest’ultimo, negli ultimi anni della sua vita, di un vasto viaggio spirituale in Terra Santa dal titolo Clarel, poema in diciottomila versi, pubblicato a proprie spese in 350 copie nel 1876, la maggior parte delle quali finite drammaticamente al macero.

.

Attilio e Bernardo Bertolucci (e lo spettro di Charles Baudelaire).

.

TF Per quanto concerne il panorama italiano debbo tanto alla lettura del corpus poetico di Pier Paolo Pasolini, Guido Gozzano, Elio Pagliarani, Mario Luzi, Attilio Bertolucci, Giorgio Caproni, Alda Merina, Amelia Rosselli, Andrea Zanzotto, Vittorio Sereni, Giovanni Raboni, Giovanni Testori, Nico Orengo, i più attuali Giuseppe Conte, Fabio Pusterla, Antonella Anedda, Nevio Spadoni, nonchè alcune voci dell’attuale poesia piemontese che ho conosciuto e navigato negli anni del Festival e delle Edizioni Torino Poesia (Beppe Mariano, Remigio Bertolino, Claudio Salvagno, Carlo Molinaro). Il lavoro poetico e drammaturgico di Mariangela Gualtieri (Fuoco centrale), i percorsi sottili di Ida Vallerugo (Stanza di confine), Valeria Rosselli (Il luminaio e La città di Kitez) e Paola Loreto che legano la poesia italiana degli ultimi anni ad altre voci femminili di respiro europeo, quali Agota Kristof (Chiodi), Leta Semadeni (La mia vita da volpe), Ana Blandiana (Un tempo gli alberi avevano gli occhi), Nina Cassian, il Premio Nobel Wyslawa Szymborska. Quando ho iniziato a sbirciare nelle stanze della poesia molte di queste voci erano ancora vive, ora purtroppo si ripetono, in molti casi, soltanto nella patria della carta…

.

TOM MACGRATH
un poeta quasi sconosciuto

 

Thomas McGrath, Los Angeles era la sua “asia minore dell’intelletto”.

.

TF – Una sorpresa è stata la lirica di Thomas McGrath (1916-1990), figura in Italia appena-appena pervenuta nella sola antologia Nuova Poesia Americana. Los Angeles (a cura di L. Ballerini e P. Vangelisti, Mondadori), ma per me pietra focaia di costante paragone e ispirazione. La sua poesia è pubblicata in due volumi negli Stati Uniti dalla Copper Canyon Press, mecca per gli appassionati di poesia, co-fondata da Sam Hamill. A McGrath si deve una delle più commoventi definizioni di arte e poesia, che egli rilasciò quando fu chiamato, nel 1953, a occupare la scomoda seggiola degli imputati di collaborazionismo col comunismo e l’Unione Sovietica, ai tempi della caccia alle streghe volute dal senatore McCarthy: «In qualità di poeta devo rifiutare di cooperare con la commissione su quelle che posso soltanto chiamare considerazioni estetiche. La visione della vita che riceviamo attraverso la grande opera dell’arte è un privilegio – è una visione della vita in accordo con probabilità e necessità, non soggetta alla scelta e al caso imposti dalle nostre esistenze reali, tuttavia in un senso più concreto rispetto a quel che riconosciamo intorno a noi.» Sui temi della poesia di questo poeta immigrato inizia ad essere stato scritto molto, ma valga quel che «The Washington Post» annunciò nel necrologio: «Marxist poet Thomas McGrath died on Sep 19, 1990 at the age of 73», ossia «poeta marxista.» Per altri critici ha incarnato la figura del poeta “radicale”. Cresciuto nella vasta provincia delle cooperative agricole che cercavano di contrastare banche e lobbies, è stato saldatore ai cantieri navali e sindacalista a New York, ha combattuto nella seconda guerra mondiale e rientrato negli Stati Uniti ha lavorato nel settore della sceneggiatura per documentari. McGrath è autore di varie raccolte di poesia, di romanzi e storie per bambini, e di un vastissimo poema postmoderno, Letter to an Imaginary Friend, che lo ha impegnato per oltre trent’anni. Ho dedicato alcuni scritti a questo poesta americano, segnalo un articolo uscito sulle pagine de Il Manifesto: «Nella poesia di Tom McGrath c’è attenzione per la condizione degli uomini e delle creature, si avvicina a quella che in quanto figlio della terra, della grande pianura padana e dei territori prealpini, percepisco intimamente e prossima. Uno sguardo che non lascia niente indietro o da parte.»

.

ROMANZI E STORIE DEGLI ULTIMI TEMPI

Sebbene con altalentante entusiasmo rispetto ad altre forme di scrittura, navigo anche la narrazione. Anzitutto il fumetto di cui mi limiterò a citare le principali saghe prodotte da Casa BonelliDylan Dog, Nathan Never, Napoleone, Brandon, Dampyr… – di cui sono collezionista, nonché autori internazionali come Alan Moore e Frank Miller, Moebius e Otomo, e italiani delle prime generazioni – Poppi e Battaglia – o più giovani, Paolo Bacilieri. Per quanto concerne invece la narrativa segnalo alcuni romanzi che mi sono particolarmente piaciuti, con una certa predominanza per storie di dimensione contenuta e al femminile:

  • Inès Cagnati, Génie la matta e Giorno di vacanza, Adelphi;
  • Agota Kristof, La trilogia della città di K e Ieri, Einaudi;
  • Leta Semadeni, Tamangur, Casagrande;
  • Claudio Morandini, Neve cane piede, Bompiani;
  • Antonio Moresco, La lucina, Mondadori;
  • Han Kang, La vegetariana, Adelphi;
  • David Cronenberg, Divorati, Bompiani;
  • Dorothy Hewett, Il cottage sull’oceano, Neri Pozza;
  • Marisa Fenoglio, Vivere altrove, Rubettino;
  • Marilynne Robinson, Le cure domestiche, Einaudi;
  • Madeleine Bourdouxhe, La donna di Gilles, Adelphi;
  • Elfriede Jelinek, Le amanti, ES;
  • Kent Haruf, Le nostre anime di notte, NN;
  • Giulia Fantoni, Uomo a perdere e I nuotatori, ES;
  • Yoko Ogawa, L’anulare, Adelphi.

.

La trilogia della città di K, prima edizione italiana del romanzo di Agota Kristof, Einaudi.

.

MUSICA CONTEMPORANEA

Amo ascoltare musica fin da ragazzino. Ai miei tempi si acquistavano ancora gli LP, con quelle splendide copertine ricche di dettagli e informazioni, di foto e talvolta i testi. E soprattutto quel rumore inconfondibile, ondulato e graffiato, che usciva dalle casse quando la puntina toccava la parte esterna del vinile… poi sono arrivate le  musicassette da portarsi in giro coi mangianastri portatili (walkman), i cd e alfine la musica digitale dei nostri giorni. L’elenco degli artisti sarebbe monumentale, ma possiamo partire ad esempio da Pink Floyd, The Doors, David Bowie, Iron Maiden, Metallica, Joni Mitchell, Alan Parsons Project, Bruce Springsteen, The Police, Nick Drake, Def Leppard, Johnny Cash, Antonio Carlos Jobim, The Rolling Stones, Dire Straits, Leonard Cohen, Phil Collins, The Cure, The Queen, i cantautori italiani – Dalla, Guccini, De Gregori, De Andrè, Branduardi… – e poi Ryuichi Sakamoto, David Sylvian, Tom Waits, Depeche Mode, Pat Metheny, Keith Jarrett, Eberhard Weber, Michel Petrucciani, Stephan Micus, Massive Attack, Portishead, Bjork, Ustmamò, recuperando i grandi del jazz, da Miles Davis a John Coltrane, da Nat King Cole a Bill Evans. E qui già mancherebbe il respiro… il minimalismo e la musica sacra contemporanea, da John Cage e Alan Hovhaness a La Monte Young, Philip Glass, Michael Nyman, Arvo Part, John Tavener, Simeon Ten Holt, Harold Budd, Brian Eno, Meredith Monk e Eleni Karaindrou. E poi, in ordine sparso: Cocteau Twins, Tears for Fears, U2, Duran Duran, Enya, Tori Amos, Mingus, Laurie Anderson, Sade, Radiohead, Paolo Conte, Avion TravelEddie Veder, l’indimenticato Elliott Smith, The White Buffalo, Red Hot Chilly Peppers, Black Rebel Motorcycle Club, la nuova musica elettronica internazionale e il nuovo jazz della ECM. La musica classica neanche a citarla… tanta e quanta splendida musica!

Musica che ho ascoltato a lungo:

  • John Cage, non si finisce mai di ascoltarlo né di leggerlo; cito per brevità alcune sue composizioni per pianoforte: In a Landscape, Dream, Seasons;
  • Harold Budd, tutto è iniziato quando da ragazzo ascoltava il vento tra gli alberi e le rocce del deserto del Mojave, poi è stata la musica… un elenco lunghissimo di componimenti, da Avalon Sutra a Abandoned Cities, da La Bella Vista a A Song for Lost Blossoms, da Glyph a Agua a Bandits of Stature; quando si è spento nel dicembre del 2020 è cpome se fosse morto un parente assai caro;
  • Nick Drake, la sua storia tristissima e le sue canzoni potenti, da River Man a Pink Moon a Northern Sky…
  • Joni Mitchell, svariati LP, dagli anni Sessanta fino alle raccolte del nuovo millenio;
  • Leonard Cohen, come non amare canzoni quali Suzanne, A thousand kisses deep, You want it darker, Hallelujha, So long Marianne, The Partisan, Dance me to the end of love?
  • The Doors: anche qui, un elenco sterminato di canzoni, e la voce di Jim Morrison? Riders of the Storm, The End, Light my fire?
  • Nirvana, pochi anni di attività ma grande sconquasso e certe canzoni che sono rimaste nel cuore di tanti appassionati;
  • David Sylvian: una voce inconfondibile, testi profondi, dischi da consumare quali Brillian Trees, Secrets of the Beehive, Dead bees on a Cake, Gone to Earth, Blemish, Died in the Wool;
  • Elliott Smith, sembra un secolo che è morto, eppure sono pochi anni fa. La sua musica invece sembra incisa stamattina… Between the Bars, Miss Misery, Everything Means Nothing to Me, TwilightAngeles, Son of Sam, Alameda, Everything’s ok, Baby Britain
  • Non poteva mancare la muscia classica e tra i giganti quantomeno J.S. Bach: anzitutto le sue variazioni per clavicembalo eseguite da Mstislav Rostropovic e Il clavicembalo ben temperato ricreato dalle mani sapienti di Svjatoslav Richter.

.

Secrets of the Beehive: uno dei capolavori di David Sylvian.

.

A PROPOSITO DI SILENZI E MEDITAZIONE

Tra i trenta e i quarant’anni ho iniziato a sviluppare interesse per le pratiche e le tradizioni religiose. Da bambino avevo studiato in scuole religiose, alla Sacra Famiglia di Martinengo (BG) quindi ai Salesiani di Acqui Terme (AL). Il risultato fu una giovinezza di rigetto e aperta ostilità nei riguardi di qualsiasi cosa avesse solo l’odore della religione. Furono la lettura divorante dei poeti Beat americani e sporadiche avventure, come l’imbattersi nel Tao Te Ching che lentamente mutò quella che mi pareva una traiettoria obbligatoria ed univoca. Finchè non mi appassionai al francescanesimo delle origini, e conobbi figure quali Edith Stein (e il suo bellissimo Scientia crucis) e l’eremita Adriana Zarri (Un eremo non è un guscio di lumaca, Quasi una preghiera, Teologia del quotidiano, le poesie Tu). Quindi sono arrivato a curiosare tra le forme di eremitismo dei nostri giorni, e per vie varie e casuali sono carambolato ai piedi del pensiero di Eihei Dogen, monaco trecentesco giapponese, una delle figure più rilevanti dello zen, con quel suo vasto librone al tempo intradotto che è lo Shobogenzo, oggi più disponibile e argomento abituale delle scuole zen nostrane. Di queste letture e pratiche ho scritto nella sezione Natura e Buddismo, Buddismo agreste e Lo scaffale buddista, testi ed esperienze confluiti nel silvario Sutra degli alberi (Piano B edizioni). Tutto questo ha profondamente inciso nella mia quotidianità quanto nella scrittura in prosa e in versi.

.

TRADURRE I POETI

Di tanto in tanto traduco poesie dei poeti di cui mi sono innamorato. Si tratta anzitutto di nordamericani, e talora di poeti antichi, come nel caso del monaco buddista giapponese Eihei Dogen e di eremiti e monaci buddisti cinesi. A seguire una lista di questi materiali.

.

Il volto scolpito di Jim Harrison, il “Mozart delle praterie” americane.

.

.

.