Ricordo di Fulco Pratesi

ABBRACCIANDO UNA ROVERELLA

Non lo potevo considerare un amico. Di quella generazione di ambientalisti italiani ero più vicino a Gian Lupo Osti, ma ad un festival in Toscana ci fecero incontrare e insieme abbracciammo questa grande quercia a Bolgheri, se non ricordo male. Ovviamente io che potevo mai dire ad un uomo che aveva fondato quel che aveva fondato e detto e fatto tutto quel che lui aveva detto e fatto… e infatti dissi nulla, restai più che altro ad ascoltarlo. Mi parlò delle sue campagne fatte in mezzo secolo, di cui ne avevo letto e studiato diverse, ovviamente, tra suoi libri e altri materiali. Mi rimase impressa l’insistenza con cui ricordava la fatica, propria la fatica e la difficoltà di fare quelle proteste, ai tempi, quando l’ambientalismo comunque era preso poco sul serio un po’ da tutti, dalla gente – una cosa da ricchi! – dalla politica e anche dai media, che se ne occupavano soprattutto in caso di disgrazia. E in effetti la mia generazione non è che abbia condotto tutte queste gran battaglie, forse dopo di loro ci siamo un po’ seduti. Certo, poi sono arrivati i giovani degli ultimi dieci anni ma quel mondo di cui parlava Pratesi era proprio un altro e accendere l’attenzione era un’impresa. Mi chiedo se non fosse invero un dato positivo, non essendo la copertura mediatica assicurata non bastava sedersi e agitare o gridare, ma bisognava insistere, per giorni e giorni, organizzare, coordinare, interfacciarsi… con i mezzi elementari del tempo… si allenavano la determinazione e la visione… ad ogni modo tanti parchi e riserve e oasi sono stati poi aperti, inaugurati, diverse specie tutelate, e in un paese così bulimico come il nostro non è mai una questione di poco conto. Un caro saluto, Fulco.

#FulcoPratesi #Ambientalismo #wwfitalia #CinemAmbiente
#lastampa #alberimonumentali #geoRai3