
Era il 31 luglio 1966 quando Emil Cioran, inizia a scrivere un “taccuino” che lo vedrà sprofondare in una crisi fra le più magmatiche, del suo percorso di uomo e di pensatore. Abitava gli spazi del villaggio di Talamanca, a Ibiza. Cammina, riflette, rilegge, indaga. Macera. Ecco come inizia: «Stanotte, completamente sveglio verso le 3. Impossibile rimanere ancora a letto. Sono andato a passeggiare in riva al mare, sotto l’impulso dei pensieri più cupi. E se andassi a buttarmi giù dalla falesia? Sono venuto fin qui per il sole, e non sopporto il sole. Tutti sono abbronzati, io devo restare bianco, pallido. Mentre facevo ogni sorta di amare riflessioni, guardavo quei pini, quelle rocce, quelle onde visitate dalla luna, e improvvisamente ho sentito fino a che punto sono inchiodato a questo bell’universo maledetto». I maestri zen lo testimoniano da secoli: il risveglio arriva per intuizione.
