UNA TEORIA INTERPRETATIVA DEL CONTEMPORANEO
«Nella solitudine essi [i greci] sono giunti a dei sentimenti supremi nudi di immagini e razionalità, e talmente lontani dai sentimenti e dalle idee comuni dell’umanità che essi neppure saprebbero tradurli in parole, e quand’anche vi riuscissero, mai li renderebbero accessibili all’intelligenza umana», così scriveva lo studioso Giorgio Colli [1917-1979]. Solitudine, pensiero, speculazione, meditazione, distanza: semi portanti di una nuova teoria proposta per leggere il contemporaneo, una interpretazione che muove dal “complesso dell’eremita”, un approccio alla realtà che unisce invero non pochi pensatori del secolo che ci ha partorito e degli autori dei nostri stessi giorni, ossia una visione singolare, remota, della realtà, accomunando Nietzsche e Cioran, Emo e Zhuang-zi e quanti altri.