COLTIVARE L’UMANITA’ VIVENDO APPARTATI
Integrazione al testo del documento pubblicato lo scorso 2 gennaio.
Anche coloro che nella vita inseriscono distanza fra sé e la società, vivendo appartati, forse anche mossi da intenzioni eremitane, si interrogano sui grandi temi della vita e del proprio tempo. Avendo meno occasione di dialogare e di scendere a compromesso allevano il tempo che hanno a disposizione per pensare meglio, per approfondire e discernere, ovvero coltivano a loro modo l’umanità che li innerva tentando di raggiungere una sintesi fra nacessità e utopia. Abitare distante non significa per forza disinteressarsi del resto del mondo e dei propri simili. Ci si interroga comunque, non si smette di essere umani. Come rileva la filosofa americana Martha C. Nussbaum in Coltivare l’umanità (Carocci, 1999), l’uomo che pensa indaga la “vita esaminata” (se stessi e le tradizioni), ci si concepisce come parte di interesse più generali e collettivi, ed esercita “l’immaginazione narrativa”, ossia ci si cala nei panni di altri (minoranze religiose o socio-linguistiche, differenze di genere ed economiche).
Il documento integrale è accessibile alla pagina https://homoradixnew.wordpress.com/quinto-umanesimo/