QUANDO SI INCONTRA UN ANTICO CASTAGNO
Mi ha sempre interessato l’invisibile, ovvero quel che abbiamo davanti agli occhi ma non vediamo. O meglio non lo vediamo subito. Impariamo a chiedere ai nostri sensi e alla nostra immaginazione. Ci affiniamo. Impariamo a vedere quello che fino a poco prima non ci sembrava. E questo ad esempio è quello che faccio quando avvicino i miei amati alberi, i grandi alberi monumento. Quando incontro un castagno di tre o quattro secoli che è stanco, il tronco graffiato, con pochissimi rami perché oramai le energie di cui ha bisogno e di cui è capace sono molto poche, e lo vedi lì, in quel pezzo di bosco o vicino a un prato, con quelle grosse bocche incavate… ho l’esperienza di abitare nello stesso momento tre diverse epoche, tre diversi tempi, almeno. C’è il passato, i secoli che si sono adagiati gli uni sopra gli altri, nelle forme, e riposano lì, nelle cortecce, nei legni dimenticati. C’è il presente che vive e resiste adesso, è il tempo dell’incontro. E poi c’è il futuro che in un albero esiste già, è un anticipo, noi vediamo già quello che sta capitando all’albero, e che è una sorta di prestito che arriva dal futuro.
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