SALUTO ALLA GRANDE POETESSA AMERICANA
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Un anno e tre giorni fa si spegneva a 83 anni Mary Oliver. considerata una delle più amate e lette poetesse americane degli ultimi decenni, “infaticabile guida al mondo naturale”. Ha dedicato la propria scrittura all’ispirazione dei movimenti naturali, tanto da essere costantemente paragonata alle grandi voci ottocentesche, agli Emerson, ai Thoreau, ai Whitman. Vincitrice dei maggiori premi letterari americani, quali il Pulitzer e il National Book Award, al pari di clamorosi precedenti come Frost, Stevens o Herbert, non avrebbe demeritato il Nobel. Il successo si presentò alla sua porta con la quinta raccolta di poesie, dallo splendido titolo American Primitive (1983), al quale sono seguite altre raccolte di larga diffusione e saggi dedicati alla contemplazione del paesaggio e alle intersezioni fra esistenze umane ed esistenze non umane. Fra i suoi titoli si ricordano Dream Work, Winter Hours, Swan, Felicity, A Thousand Mornings, Blue Horses, Upstream e la recente auto-antologia complessiva della sua poesia, Devotions. Purtroppo manca in italiano una ricognizione articolata della sua scrittura.
A seguire mi sono permesso di tradurre una delle sue splendide poesie, Baniano, pubblicata nell’aprile 1985 sulle pagine della celebre rivista Poetry.
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BANIANO
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Qualcosa di strillato
dai margini della palude.
Era un baniano,
il vecchio mercante.
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Era l’albero dai cento piedi,
ancora in cammino.
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L’airone bianco maggiore
si lanciava nella luce del sole,
come tanti pezzi di nastro bianco.
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Le bisce scivolavano lungo gli argini
come verdi uncini e andavano alla deriva.
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Il baniano gemeva.
Un ginocchio piegato giù, nell’angolo occidentale,
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un rosa grigio stinco e una radice,
umida, pelosa,
si lasciava cadere, poco più vicino.
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Allora una voce come un vento profondo e ululante diceva fra le foglie:
Ti racconterò la storia
di un seme.
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Un seme che vola in un albero, e lo mangia
poco a poco.
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Un piccolo albero che diventa un grande albero,
e desidera viaggiare.
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Ascolta, diceva la voce,
Questo è il tuo sogno.
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Mi sto soltanto fermando qui per poco,
non temere.
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[Traduzione di Tiziano Fratus, 20 gennaio 2020.]