UNA POESIA DI JIM HARRISON
Jim Harrison (1937-2016) è stato un celebra romanziere, poeta e saggista americano. Amante da sempre della provincia e della natura, ne ha fatto temi fondamentali della propria scrittura, dapprima nella narrativa, con romanzi di successo, e in seguito, dal 1965 in poi, anche in poesia. Fra le sue raccolte in versi si ricordano Plain Song (Canto della pianura, 1965), Locations (Posizioni, 1968), Letters to Yesenin (Lettere a Esenin, 1973), The Theory & Practice of Rivers (Teoria e pratica dei fiumi, 1986), After Ikkyu and Other Poems (Dopo Ikkyo e altre poesie, 1996), In Search of Small Gods (In cerca di piccole divinità, 2009), Songs of Unreason (Canti dell’irrazionalità, 2011) e Dead Man’s Float (Il salvagente dell’Uomo morto, 2016). La sua poesia è antologizzata in The Shape of the Journey (La forma del viaggio, 1998, la selezione più vasta, copre il periodo 1965-1995) e nella postuma Jim Harrison: The Essential Poems (Le poesie essenziali, 2019, copre tutta la vita ma è una selezione più stringata); entrambi i volumi sono editi da Copper Canyon Press.
Dogen’s Dream è una poesia tratta da una prima antologia pubblicata nel 1982, è di evidente ispirazione buddista, riferendosi al grande maestro giapponese Eihei Dogen (1200-1253), fondatore della scuola Soto Zen. Harrison ha praticato la meditazione zen per molti anni, come ha dichiarato nella breve prefazione alla raccolta After Ikkyu and Other Poems, nata dalla lettura dei componimenti del poeta e monaco buddista ramingo Ikkyu Sojun (1394-1481, le sue poesie sono tradotte e pubblicate in Italia nel volume Nuvole vaganti, a cura di Ornella Civati, Ubaldini editore, 2012). Harrison amava la letteratura buddista, in particolare i classici cinesi Yunmen e Tung-shan, ed è stato lettore e amico di poeti americani influenzati dallo zenismo, quali Cid Corman e Gary Snyder. Anche The Theory & Practice of Rivers è profondamente intriso di riflessioni naturali e esistenziali sorte da una speculazione meditativa zen. Dunque, buona lettura.
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Il sogno di Dogen
Cosa accade quando il dio della primavera
incontra la primavera? Lui pensa per un istante
alle grandi balene che viaggiano da un angolo
all’altro del pianeta, il giorno nel quale
il viaggio ebbe inizio, sette milioni di anni fa,
quando la primavera alla fine cambiò stagione.
Lui entra in se stesso, il vuoto
che desidera altro vuoto. Dorme
e il suo sonno è la danza degli uccelli
sulla terra che migrano a nord.
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[Traduzione a cura di Tiziano Fratus, domenica 22 marzo 2020].