UNA POESIA DI JIM HARRISON
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Poesia tratta da After Ikkyū and Other Poems (1996, Shambhala)
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Come Ikkyū
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Il monaco è ottantasettenne. Non c’è filo di grasso
sui suoi piedi per difendersi dal morso delle pietre.
Ha dimenticato il suo cappello, più largo negli ultimi anni.
Lungo un torrente vede una donna che aveva visto cinquanta estati
prima, in qualche modo è ancora una ragazza per lui. Una volta di più
le sue mani tremano quando lei gli consegna una tazza d’acqua.
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Jim Harrison (1937-2016) è stato romanziere, saggista e poeta. Per molti anni ha praticato la meditazione buddista e ha letto testi della tradizione ch’an cinese e zen giapponese. Uno dei suoi autori prediletti era il monaco e poeta ramingo Ikkyū Sōjun (1394-1481), irriverente figura che rifiutò molte leggi e usanze del proprio tempo, pur di vivere una vita autentica, abbracciando anche gli eccessi, l’alcol e il sesso. In tarda età troverà rifugio nel tempio del suo maestro, devastato da una guerra civile, ne diverrà abate e poi se ne andrà a vivere in un piccolo tempio. Sojūn ha lasciato diversi testi, il più noto è la raccolta di poesie Kyōunshū (Antologia di nuvole pazze o Antologia di nuvole vaganti, pubblicata in Italia da Ubaldini). Nel 1996 Harrison pubblicò After Ikkyū and Other Poems, ovvero Come Ikkyū e altre poesie, ora in The Essential Poems (2019, Copper Canyon Press).
[Traduzione in lingua italiana a cura di Tiziano Fratus, lunedì 1° giugno 2020].
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