STORIA E VERSI DI ISHIKAWA JOZAN
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Tre canti austeri di un poeta samurai
Tiziano Fratus
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Valle dell’inferno
Oltre il villaggio, una regione spopolata –
la chiamano la cittadina di Avichi.
Quando il sole si alza, i taglialegna si destano senza paura;
quando le nuvole danzano i tuoni affamati ruggiscono.
Gli spiriti della montagna piangono nella pioggia scura,
le scimmie della notte urlano alla luna che abbaglia.
In questa valle solitaria e deserta
la voce del cuculo spaventerebbe la tua anima.
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Pensieri che registrano
Anni fa mi sono ritirato dal mondo,
ho edificato abitazioni modeste nel cuore della montagna.
Qui, nei boschi, nessun rumore, nessuna sporcizia;
di fronte al mio tetto, un torrente di acqua pura.
Nel passato ho sperato di guadagnare scandagliando nei libri;
ora sono abituato a giocare nella polvere.
Che cosa c’è che non è un passatempo da monelli?
Confucio, Lao Tze – una manciata di sabbia.
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Appoggiandomi ad un bastone e cantando
Appoggiandomi ad un bastone vicino al villaggio boscoso,
gli alberi si innalzano dritti tutto intorno:
un cane abbaia nel risveglio del mendicante;
prima del fattore il bue strattona l’aratro.
Una vita intera di fredde acque ruscellanti,
in età e malattia, il cielo e il sole del giorno –
ho assaggiato ogni piacere della foschia e del tramonto
in questi dieci anni corti come cento.
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Ishikawa Jozan (1583-1672) è stato prima di tutto un guerriero. Figlio di una famiglia di samurai, ha combattuto con valore le due epiche battaglie del 1600 (a Sekigahara) e del 1615 (al castello di Osaka), grazie alle quali il clan dei Tokugawa ha definito l’egemonia di Ieyasu Tokugawa sugli altri clan del paese, avviando quella lunga epoca di shogunato che verrà messa in crisi dapprima dall’arrivo canoneggiato delle navi americane nei porti di Kagoshima e Nagasaki, nei primi anni Cinquanta del XIX secolo, quindi dalla possente spallata imposta dal nuovo corso dell’imperatore Meiji, nel 1867-1868. Dopo i litri di sangue versato dal taglio della sua spada, Jozan si ritira in un monastero, poi fra i monti e inizia una vita dedita al pensiero, alla meditazione e alla scrittura.
Ho incontrato il nome di Jozan nelle note che accompagnano un testo classico del maestro zen Hakuin Ekaku (1686-1769), riformatore della scuola rinzai, Yasenkanna Jōkan, spesso citato brevemente come Yasenkanna, un trattato sulla salute pubblicato nel 1757 da una libreria di Kyōtō, la Shōgetsu Do. Nella nota 39 dell’edizione italiana curata da Cristiano Vittorioso, per SE di Milano, si legge: «Eremita di Irakuta (zona orientale del fiume Kama di Kyōtō), che nella battaglia di Osaka si distinse nelle fila di Tokugawa Ieyasu. Successivamente lasciò le armi e si ritirò a vita solitaria, componendo notevoli opere letterarie e dando anche buone prove come pittore.» Ho cercato segni in Italia delle sue “notevoli opere letterarie”, senza fortuna, mentre in lingua inglese esistono le traduzioni di alcune sue poesie nei volumi Shisendo. Hall of the Poetry Immortals (1992) e Kanshi: the Poetry of Ishikawa Jozan and Others Edo-Period Poets, a cura di Burton Watson (1990), entrambi editi da Weathermill. Le tre poesie che ho scelte sono state cucite partendo della traduzione in lingua inglese del Watson.
Tornando alla storia di Jozan, sappiamo che nasce in una famiglia che risiede nei pressi del castello di Anio, nella provincia di Mikawa, dove ha potere il clan Tokugawa, ed infatti, nel 1598, Jozan diventa valletto personale di Ieyasu, a dimostrazione della fiducia di cui gode la sua famiglia. Successivamente, durante le grandi battaglia del primo Seicento, le sue abilità spiccano, tanto che in battaglia riesce addirittura a catturare un generale nemico. Terminata la guerra, Jozan decide di deporre la spada, entra nel monastero del tempio di Myoshin, uno dei più importanti della capitale, ma ne esce un anno dopo per andare a studiare confucianesimo con uno degli studiosi più rilevanti dell’epoca, Seika Fujiwara (1561-1619), e col suo discepolo Hayashi Razan (1583-1657).
Le condizioni di salute di sua madre precipitano e così, per accudirla, si trasferisce a Hiroshima, diventando educatore in seno al clan Asano, dove resterà per tredici anni, fino alla morte della madre. A questo punto chiede di potersi ritirare, rientra a Kyōto dove inizia un’esistenza errabonda, dapprima si rifugia in una residenza vicino al tempio di Shokukuji (La casa dei bambù sognanti), poi, a partire dal 1641, si ritira in una villa che fa costruire, là dove trascorrerà gli ultimi trent’anni, a Ichijo, sui declivi occidentali del celebre Monte Hiei, uno dei sacri monti nipponici dove ha sede una monastero di grande importanza. Nella sua abitazione, non proprio una modesta catapecchia, disegna meravigliosi giardini, tutt’oggi molto visitati, nota col nome di Shisendo, o Sala / Altare dei poeti immortali (o divini), poiché ospita i ritratti di trentasei celebri poeti cinesi. Vi conduce una vita austera, dedita allo studio, alla poesia, alla calligrafia. Al tempo la sua poesia è conosciuta, tanto che si racconta che Jozan abbia incontrato il poeta coreano Gonchoku, che lo definì, con un pizzico di generosità, il “Li Po del Giappone”. Li Po è stato uno dei più noti e amati poeti della fiorente epoca T’ang cinese, ancora oggi considerato uno dei migliori, se non il più rilevante poeta della storia letteraria cinese. Jozan pubblica in vita antologie di poesie, racconti e trattati su vari argomenti, date alle stampe mentre grazie al sostegno dell’imperatore Go-Mizuno, suo estimatore e allievo. Dopo la sua morte, Shisendo cade in disgrazia, i giardini si perdono ma vengono ridisegnasti a partire dal 1825. Attualmente è sede di un centro zen di scuola Sōtō.
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Materiali utili in rete
https://japanese-wiki-corpus.github.io/person/Jozan%20ISHIKAWA.html
http://www.thegardennomad.com/shisen-do/
http://www.travisbelrose.ca/ishikawa_jozan.html
https://en.wikipedia.org/wiki/Shisen-d%C5%8D
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Bibliografia
Shisendo. Hall of the Poetry Immortals, a cura di Thomas Rimer, Weatherhill, Boulder, 1992.
Kanshi: the Poetry of Ishikawa Jozan and Others Edo-Period Poets, a cura di Burton Watson, Weatherhill, Boulder, 1992.
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Le immagini sono tratte dall’opera su legno Visione degli onori militari dei samurai coraggiosi alla battaglia di Sekigahara (1873) di Yoshitoshi (1839-1892).
https://www.fujiarts.com/cgi-bin/item.pl?item=810383
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