Il ciclo delle stagioni

MEDITAZIONE QUOTIDIANA

Ogni anno arrivano uno o due momenti nei quali i tuoi programmi per il futuro sono tutti compiuti. Gli impegni, le uscite, gli incontri col pubblico, gli articoli che avevi in mente, tutto è alle spalle. Allunghi il naso al calendario del resto del mese e non vedi alcun segno, nessuna scritta a penna. Candore. Il silenzio giace intatto. E tu ti dice: bon, è finita. Finalmente potrò dedicarmi a me stesso, a quella cosa che vorrei fare ogni giorno di più, ad andare magari per boschi che ancora non conosco. Ad approfondire quel tema, quell’autore, a leggere quei libri di neofantascienza cinese che ho comprato mesi fa con entusiasmo. Finalmente è arrivato l’inverno, gli alberi sono spogli e gli animali in letargo. Tutto è morto, o quasi. Se esiste l’inverno fuori di noi esisterà anche un inverno dentro di noi, ti dici. Se sei in paranoia invece ti sentirai un po’ perso: cavolo, si sono tutti dimenticati di me, nessuno mi cerca più, non valgo nulla, che scarpa vecchia che sono diventato. Ma poi i giorni passano, i sentimenti mutano, le persone ti chiamano, ti invitano, si organizza, si esce, e sei mesi dopo il calendario è tutta una foresta di geroglifici, di parole scritte male, di nomi di luoghi, di festival, orari, correzioni, ammende. Un giorno sarai a Roma, due giorni dopo a Milano, poi sull’Etna, nel Cansiglio, a Torino, in Liguria, in Trentino. Vorresti avere più tempo per altro ma sei felice di non averne affatto.

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