“Passeggiando tra i giardini di Merano e immergendosi nelle riserve dell’Alto Adige non può che irrobustirsi l’idea che in questa parte d’Italia gli alberi vengano rispettati e amati. Certo, non è il caso di farne un’ideologia, un primato locale, ma di certo la diffusione di “Naturdenkmal” – monumenti della natura – tra malghe, boschi, montagne, vallate, campagne agricole e abitati urbani testimonia una cura, un’attenzione storica e personale, sociale quanto individuale. Come non notare la quantità di sequoie secolari disperse nei giardini della città, oltre a esemplari notevoli di ippocastano, acero, cedro e cipresso, come non farsi richiamare dai larici e dai pini cembri primigeni dell’Alpe di Tramin, in Val Sarentino, o dai celebri larici millenari della Val d’Ultimo; dalla foresta di abeti che circonda il lago di Carezza, nonostante la ferita innescata dai venti di Vaia, i castagni, i tigli e i tassi maestosi che si possono incontrare nelle malghe, laddove non si conservano soltanto storie di uomini e di tradizioni, ma anche alcuni dei più annosi testimoni vegetali delle nostre comunità, a testimonianza di un patto sancito, di un profondo legame che unisce uomini e natura.” Tiziano Fratus
Estratto da Il verde di Merano ha radici profonde
(Grazie alla cara Mimma Pallavicini )