TRA L’ORTO E IL BOSCO

INCIPIT A SUTRA DEGLI ALBERI
Nel corso di questo incipiente mezzo secolo di vita mi sono convinto che se tutti coltivassimo un piccolo orto, non importa quanto piccolo, e quanto modesto, essenziale, credo che saremmo una civiltà migliore. Di certo saremmo una civiltà meno aggressiva, per quanto l’aggressività sia parte della nostra natura. Probabilmente saremmo anche una civiltà più capace di equilibrio, di mantenerci sul filo senza drammatizzare ogni santa eccezione. E forse saremmo, individualmente, più attenti alle piccole cose, nonostante sognare le stelle e gli altri mondi sia anch’esso nella nostra natura. Impareremmo a faticare senza retribuzione, a credere nelle cose che possono arrivare anche grazie al nostro lavoro e a quel mistico dono che questo pianeta ci fa, ogni istante, ogni giorno, ogni stagione. Quel che semini prima o poi rinasce e cresce, fuori di noi e quindi anche dentro di noi.
Ogni tanto ritorno al bosco per raccontargli quel che nel frattempo la mia penna ha radicato nel regno della carta. Semplicemente torno al bosco per leggere quel che ho composto grazie a questo vasto quanto irragionevole magistero; consegno silenzi e parole, insceno un oratorio privato di ricompensa e ritorno costante alla fonte della mia ispirazione – la natura, l’albero, le acque che ruscellano, il canto degli uccelli, il fruscio delle ali e delle code e tutta quella fantasia senza fine che può farmi compagnia in questo giro di ore che chiamiamo vita.
Da Sutra degli alberi, nelle librerie
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