SERIE CONVERSAZIONI CON GLI ALBERI
Forse viviamo nell’epoca dell’impossibilità. Forse il nostro primo errore non è essere umani, forse il nostro primo errore è voler essere uomini migliori, uomini e donne capaci di fare cose incredibili. Forse il nostro errore non é condannarci per quel che siamo, al contrario è negare costantemente quel che siamo per far posto, con tante parole, a quel che dovremmo essere. Forse l’errore della nostra epoca è quella di esagerare in ogni considerazione, in ogni slancio, in ogni dimostrazione delle nostra presenza.
Così terminava il suo intervento il Professor Agostino Agordino, una delle tante supposte autorità del movimento ambientale. Quante conferenze aveva tenuto nella sua fitta carriera?
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Quel che il Professore ama delle sequoie è il colore fulvo, ricco, scuro, della corteccia. Posandoci la mano sembra di accarezzare, con il dovuto timore, un grande animale selvatico, qualcosa di cui è opportuno serbare qualche sospetto. Agostino Agordino si chiede spesso, quando è accanto ad un albero alto, o grande, o particolarmente vessato dai secoli che ha sulle radici, se tutto questo pensare e pontificare, caratteristico della propria vita e della propria professione, non sia alla fine anzitutto vanità, la vanità di un uomo che appartiene ad una specie che pretende tante cose: che pretende di capire, che pretende di risolvere, che pretende di promettere. Gli alberi hanno pretese?
Una buona lettura
