SEQUOIE ALBERI MADRE

OGGI NELLE EDICOLE COL MANIFESTO
L’America – che vuol dire anzitutti gli Stati Uniti d’America e il Canada – funzionano come un regolatore del nostro tempo? A livello culturale direi di sì: anche se noi europei, o noi italiani – e poi quali europei, e quali italiani… – capiamo bene qualcosa e ne parliamo, ne scriviamo, ne cantiamo, questo diventa vero, certificato, consegnato una volta per tutte se e quando viene dichiarato vero, certificato, consegnato una volta per tutte da qualcosa di americano. Ogni tanto è un film, ogni tanto è la musica, spesso un libro, un saggio, un romanzo, vorrei dire anche la poesia ma purtroppo no… nonostante le tante opere di valore. Poi personalmente una Mary Oliver, o un Frank Miller, valgono quanto Hemingway ma questa è un’altra storia. Ora è la volta del concetto di Albero madre, che in molti abbiamo riconosciuto alberografando per le nostre foreste, e le altre foreste, tra i nostri grandi alberi e tra gli altri grandi alberi. Quante volte ne abbiamo scritto, io stesso sulle pagine dei quotidiani, per anni, prima sulle pagine de La Stampa quando curavo la rubrica Il cercatore di alberi, quindi su Il Manifesto e sugli altri giornali con i quali collaboro. E in quanti libri, in quanti silvari… a partire dal cospicuo diario di viaggio californiano che pubblicò Bompiani, Giona delle sequoie. Però ora abbiamo le parole giuste, ora tutti ne possiamo scrivere pacificamente poichè abbiamo anche il saggione americano tradotto e adeguatamente pubblicato che ci dice che esiste qualcosa che si chiama Albero madre. L’importante alla fine è capirsi, intendersi… Di tutto questo e di sequoie sparse per l’Italia parlo nell’articolo che oggi trovate in edicola nell’inserto Extraterrestre del quotidiano Il Manifesto. Una buona lettura.
 
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