UN FOTOGRAFO DELL’AMERICA RURALE
Diversi anni fa mi imbattei nelle fotografie di questo sconosciuto, ai tempi almeno, fotografo dell’America rurale. Il ritrovamento del tutto causale dei negativi delle sue fotografie appartiene alla solita inventiva da nuovo mondo, dove accadono le cose più inusuali e inattese. Fondi acquistati e in questo mare magnum di affastellamenti e collezioni saltano fuori alcune migliaia di negativi su vetro che circolano un po’ a caso fino a raggiungere lo sguardo di un fotografo di moda e quindi la direttrice di Modern Photography. C’è qualcosa in queste semplice fotografie di gente comune che piace, che ti tiene incollato, anzi ti invita a indagare, a setacciare i dettagli: tre amici pronti a ubriacarsi, due bambini seduti e composti, un anziano dai lunghi baffi grigi a manubrio e bretelle, una coppia di giovani sposi, una famiglia numerosa, una madre sorridente con l’imperdibile coda di volpe attorno al collo, una ragazzina piena di speranza e lucenti scarpe bianche, una coppia inquieta che sembra pronta a soffocarsi di notte alla prossima luna piena. Un mondo, gli americani di una cittadina agricola dell’Arkansas, Heber Springs, ritratti da un fotografo ordinario, non un ambizioso artista della luce, no, un semplice uomo dimesso, solitario, che gestisce il locale negozio di fotografia e dove gli abitanti si recano per farsi ritrarre. Lui si chiamava Mike Meyer e ad un certo punto decise, proprio perché non si sentiva così come gli altri, per lo più fattori e agricoltori e commercianti di prodotti agricoli, ovvero un farmer, di darsi un nome nuovo, disfarmer, un non-contandino. Polemico? Essi, polemico. Sono state fatte varie ricerche e quel poco che è stato possibile ricostruire ci consegnano la figura di un mite uomo che amava fare il proprio lavoro, quasi un monaco laico, senza compagna, senza figli, e senza particolari amicizie. Tutto quel che resta è la cura con cui ha ritratto questi uomini comuni, che siamo ovviamente noi, i nostri vecchi, i nostri affetti. Certo non era l’America opulenta delle grandi città, erano gli anni ’30-’40 e ’50. Venne stampato un volume, nel 1976, ripubblicato nel 1996, quindi le prime esposizioni fotografiche e un successo non immaginabile sia in America che altrove. Ovviamente la vastità delle forme espressive della cultura nordamericana ci ha consegnato nel frattempo altri casi di fotografie e fotografe che in vita furono ben poco conosciute, e di cui oggi gli scatti sono come dire quel che resta di un mistero tanto insondabile quanto affascinante. Non ricordo più in quale libro parlai di Disfarmer, forse era uno dei tre silvari pubblicati da Laterza oppure boh… non ho voglia di andare a cercare. Sta di fatto che adesso ne potete leggere in un bellissimo libro ideato e illustrato da Cinzia Ghigliano e uscito per i tipi di Orecchio Acerbo.
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