GLI ERRORI UMANI

ESTRATTO DA PAG 59
Sutra degli alberi, Piano B edizioni
Quando iniziai a legare il mio percorso artistico, espressivo e quindi spirituale al perlustrare e all’indagare la dimensione selvatica della cosiddetta “natura”, ho vissuto un periodo di incontenibile entusiasmo. Me ne sono nutrito come in una rinascita inesauribile! Poi ho iniziato a farlo fruttare, a scriverne, a fotografarla e fotografarci, insieme; i libri, le mostre, le poesie, le conferenze, gli incontri… E poi è arrivato un lungo periodo di tristezza, poiché ogni sforzo mi sembrava insoddisfacente, nonostante tanti autori si celebrino come autentici interpreti dei segreti meccanismi della natura, si resta sulla faglia, a mezza via, ci si rende conto, o ci si dovrebbe rendere conto, dell’intangibilità di ogni sforzo per cogliere appieno il senso filosofico della natura e della natura per noi umani. Anch’io, come molti altri, ho commesso un peccato di vanità, sentendomi più autentico – la natura come la sento io, altrochè! Vuoi mettere la verità che abita i miei libri, le mie poesie, i miei articoli con quella di quel professore o di quel narratore? Basterebbe sorriderne ma invece ci si prende molto sul serio. La natura ovviamente è lì per noi, ne siamo composti, ne siamo parte dunque è del tutto normale che gli artisti, i poeti, i filosofi se ne nutrano, cos’altro dovremmo mai fare? Ho commesso l’errore del dilettante: invece di vivere il gesto dello scrivere e del poetare come un dono che mi riempie e mi fa volare, ho iniziato a perdermi dietro la mancanza di un certo tipo di riconoscimento, i premi non vinti, le recensioni non avute, i festival che non ti invitano, e sono finito a fare come fanno quei ballerini che se falliscono un concorso smettono di ballare per ripicca. Quante volte ho pensato di chiudermi al mondo? So che è sbagliato eppure continuo a ricascarci dentro…
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