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UNA POESIA GEOLOGICA E MALINCONICA
La prima versione di questa poesia nacque in cammino fra i calanchi del Roero, a caccia di grandi castagni. Arrivai in un punto del paesaggio dove la sabbia del Pleistocene era emersa al contatto con l’aria e sembrava davvero che dietro una parete potesse spuntare il mare. Da ragazzo, quando vivevo in provincia di Alessandria, per noi ragazzi andare al mare in motorino non era difficile, si passava dal Sassello e si arrivava in costa, nel savonese, ad Albisola, per vedere le ragazze, per fare un tuffo, per prendere il sole o un gelato. Poi è arrivata la scoperta delle grandi balene sepolte sotto questi antichi fondali, inimmaginabili, oggi. Ve ne sono scheletri ai musei di storia naturale di Torino e Asti. E quindi è nata la poesia. La prima versione, pubblicata nella raccolta Un quaderno di radici (Feltrinelli Zoom) portava un titolo ambizioso, Studio sull’andamento delle onde sabbiose; in questi primi giorni del 2021 il componimento trova una nuova veste e una nuova scansione, oltre che un titolo probabilmente più amabile: Dal Piemonte si vede il mare.
>>> Dal Piemonte di vede il mare (pdf)
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