
Certo, quando una tua opera entra nella filiera dell’editoria gongoli se ne scrivono su La Repubblica, se lo elogiano su La Lettura o su TTL, se lo vedi spesso in vetrina, se lo ospitano nei festival. Certo. Eppure ci sono opinioni che sono anche più consistenti, di certo non serviranno a far vendere di più il libro, ma valgono più dei premi, più del denaro, decisamente più dell’appagamento della propria vanità.
Una di queste opinioni me l’ha donata Daniele Zanzi – chi si occupa a vario grado di arboricoltura sa benissimo chi è – ed eccone a voi un estratto. Un onore.
«Trovo che scrittori come Tiziano Fratus valgano di più alla causa della salvaguardia e sopravvivenza degli alberi – un bene oggi troppo maltrattato – dei tanti convegni, congressi, articoli tecnici o conferenze di dotti professori e dei tanti e onnipresenti e super esperti del settore […] Giona delle sequoie è il libro della piena e consapevole maturità di Tiziano Fratus; si scrive di alberi, ma vi è molto di più: i colossi rossi della California diventano in realtà la scoperta del proprio essere, il ritrovare la propria pace e verità interiore. Gli alberi come demiurghi di un’anima e uno spirito libero alla ricerca del proprio essere. Giona dunque riscopre nel silenzio del ventre di una balena il perché di una verità dapprima subita e ora resa consapevole dall’evidenza del ritrovarsi nel proprio ambiente. Una lettura che sa essere divertente – con tutti i neologismi affettivi che Fratus riesce ad inventarsi per definire le particolarità degli alberi – ma che semina anche a livello di scienza e cultura, grazie al lavoro immenso sul campo e nelle biblioteche svolto nell’arco degli anni, un segno profondo nel lettore»
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