MEDITAZIONE ODIERNA
15 febbraio, eremo dell radici, Trana | Due giorni fa, pochi minuti prima delle 13.30, è morto Stromboli. Era tra tutti il principe dei nostri gatti di casa. Tutti abbiamo pianto per il suo dolore. Viveva con noi da quindici anni, siamo andati a prenderlo al gattile comunale di Torino esattamente quindici anni fa, a fine gennaio. Un lagher. Lui e la Muma, la gattina che purtroppo ora è molto malata, erano nella stessa gabbia. Per me era come un fratello, un amico carissimo, forse potrei dire addirittura un figlio. Ho fatto di tutto per salvarlo ma non sono stato capace di fare abbastanza. L’arte di sopravvivere alle persone che ci hanno messo al mondo, la persistenza di sopravvivere agli amici e ai parenti più cari, ma anche agli animali che accudiamo con un amore quasi maniacale, richiede una forma di spietata indifferenza che mi disgusta. Ci abituiamo a tutto, o quasi, alla fine. Per chi sono le lacrime? Per loro, per lui, per lei, oppure per me? Quando poi raccontiamo di questo dolore, per chi reclamiamo compassione? Per loro, per lui, per lei, oppure per me stesso?
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