Nel ventre dell’Osteria del Bugeon

DALLA CAMPAGNA DI ALBEROGRAFIE IN TERRA EMILIANA

Durante la settimana di alberografie condotta in compagnia di Lorenzo Olmi in giro per i colli del bolognese e del modenese abbiamo incontrato moltissimi alberi secolari e monumentali. Fra questi serbavo una grande curiosità per il castagno di Camugnano, località Cà del Topo, detto Osteria del Bugeon in quanto all’interno, il proprietario, ha scavato uno spazio circolare con tanto di seduta e porticina d’ingresso (tutt’ora funzionante) a tre cardini arrugginiti dove era possibile fermarsi e ristorarsi.

Contrariamente a quanto m’immaginavo l’albero si trova in un’area restaurata di recente, sentieri regolari e ordinati in cemento, case con pietre a vista, prato all’inglese. Me lo immaginavo in un vecchio castagneto plurisecolare abbandonato a se stesso. Rispetto alla documentazione che avevo a casa, nella mia biblioteca, l’albero non presenta più una statua sopra il tronco e oramai ha poche fronde, ma resta un monumento della natura davvero curioso. E’ alto sei metri e ha una circonferenza del tronco pari a 840 cm. Ecco mentre me ne stavo nel suo ventre legnoso.

4 risposte a “Nel ventre dell’Osteria del Bugeon”

  1. Carino! non che sia rimasto proprio come l’ha fatto la natura sua madre, ma chi lo ha modificato ci ha lasciato un’impronta naif tale che nella sua innaturalità pare quasi bella.

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  2. Caro Sergio, i grandi castagni si portano tutti dietro l’impronta dell’uomo che prima o poi interviene.

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  3. Avatar Alessandro Garbarino
    Alessandro Garbarino

    Ciao Tiziano. Ho vissuto per anni a poca distanza da quel mitico albero. E’ stato uno dei primi alberi monumentali che ho “studiato” negli anni. Ti mando il mio racconto del giorno della sua scoperta.
    Era il 3 giugno del 2004 quando feci la sua conoscenza. Capii da subito che non sarebbe stato semplice trovarlo: molti avevano sentito parlare di lui ma nessuno mi sapeva dire esattamente dove viveva. Quel pomeriggio partii alla sua ricerca. Raggiunsi Badi e chiesi a qualche persona che incontravo qua e là la strada per arrivare da lui ma non ebbi subito un grande aiuto. Sino a che incontrai una vecchina che lo conosceva piuttosto bene: “vai su sino al cartello Monte di Badi poi gira a sinistra. Continua a piedi, ed arriverai alla chiesetta di Sant’ Ilario. Prosegui e vedrai che lo incontri”. Trovai il cartello, l’Oratorio di Sant’ Ilario e camminai camminai, ma guardandomi intorno vedevo solo suoi simili, ma non lui.
    Si fece sera ed era ora di rientrare e, anche se purtroppo non lo avevo incontrato, decisi di riprendere la strada per raggiungere la macchina e tornarmene a casa. Ad un certo punto, trovai una deviazione a sinistra del sentiero principale e le mie gambe decisero di passare di lì. L’erba era alta e guardavo per bene dove mettevo i piedi. Ma dopo un centinaio di metri alzai la testa e mi trovai davanti al mitico castagno “Osteria del Bugeon”. Era enorme e con la luce della sera quasi faceva paura. Ero emozionato. Mi trovavo davanti a quel gigante silenzioso che fino a quel momento avevo visto solo in una foto diversi anni prima…. Feci un giro intorno a lui, aprii con timore la sua porta e entrai… Era completamente cavo ma così meravigliosamente grande!
    Il suo nome “Osteria del Bugeon” deriva da una storia curiosa. Un giorno di diversi anni fa, il parroco don Domenico Colubriale passando di li per la rituale benedizione pasquale, disse al suo proprietario come battuta, che all’interno del suo tronco ci si sarebbe potuto “anche bere”.
    Detto, fatto. Ripulito l’interno del tronco, la parete venne tappezzata con una stuoia e tutt’ attorno venne applicata una panca circolare, con tavolo al centro. Sullo stesso tronco venne ritagliata una porta con sopra la scritta “Osteria del Bugeon”. Il giorno dell’inaugurazione vi trovarono posto ben dodici persone!!.
    Tornai la mattina seguente e con la luce del sole lo vidi in tutta la sua maestosità e bellezza.. Scattai un sacco di foto senza pensare che non aveva gambe per scappare e che l’avrei ritrovato lì ogni volta che volevo. L’articolo con foto che possedevo su di lui (del 1988….) diceva che “conduceva una vita quasi bimillenaria”. Fino a qualche anno fa vicino all’albero c’era infatti un cartello con scritto : “Portatemi rispetto, ho 1800 anni”. E’ sicuramente un’ esagerazione, anche se documenti precedenti al 1175 indicavano che a Sant’Ilario di Badi si aveva una notevole coltivazione del castagno.
    Ma i suoi “8.65 m di circonferenza” che citava l’articolo, ci sono tutti. Emulo di San Tommaso tornai con due amici e una rotella metrica qualche giorno dopo e, a 1.30 m dal suolo, (misurazione detta “a petto d’uomo”) il castagno misurava 8.67 metri.
    Il Grande castagno è presente anche nella lista degli Alberi Monumentali Italiani stilata dal Corpo Forestale dello Stato, dove risulta radicato nel comune di Camugnano in loc. Cà del Topo.
    Spesso torno a trovarlo. Purtroppo in quattro anni molti rami si sono seccati, qualche stupido ha rotto la maniglia della sua porta e sopra di essa è scomparso il cartello…
    Ma lui se ne sta lassù, imperterrito a godersi la vecchiaia nel suo meraviglioso e titanico silenzio.

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  4. Grazie Alessandro, un racconto prezioso. Buoni alberi

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