Quaderni buddisti

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APPUNTI DALLA FORESTA
Percorsi spirituali e selvatici fra natura e buddismo

Shido Muman (1603-1676) – Per praticare la Via devi “morire in vita”.

Da diversi anni Tiziano Fratus medita in natura, cammina nei boschi e nelle foreste, entra in contatto coi grandi alberi monumentali e secolari. A questo si è recentemente aggiunto l’incontro con lo zen e le storie de loro Patriarchi, figure che hanno costellato oltre mille e cinquecento anni di storie fra Cina, Giappone, Corea e Occidente, nonché una pratica quotidiana secondo i dettami dello zencosì come è stato accolto e rielaborato nel corso dell’ultimo mezzo secolo in Europa.

Nei due anni di lockdown Fratus ha approfondito letture e considerazioni che ora vengono raccolti e uniti con filo sottile. Ne è nato un ciclo di appunti e boschi miniati confluiti in tre quaderni nei quali la spiritualità si connette costantemente ad una dimensione boschiva e silvatica. I tre quaderni sono composti dalle selve de Il tessitore di foreste, un percorso per spiriti selvatici fra natura e buddismo pastorale (inizialmente intitolato Shinrin nōto, shinrin foresta e nōto appunti, ossia Appunti dalla foresta), dalla collettanea di 70 citazioni di maestri buddisti ch’an, zen, seon da Giappone, Cina, Corea, Thailandia, Stati Uniti d’America ed Europa, ovvero Il sentiero dell’aglio selvatico, piccolo concerto di voci buddiste e agresti ed, infine, dalla raccolta di silenzi in cammino, i boschi miniati buddisti I sandali del Buddha. Alcuni estratti sono stati pubblicati su La Repubblica, La Provincia, ZEST e in altri siti e magazine. Estratti dai tre quaderni, appunti inediti e boschi miniati saranno raccolti in un libro dal titolo Sutra degli alberi, in preparazione per il 2022.

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Estratti

«La natura e lo zen sono un innamoramento continuo e costante, sono un ritornare all’essere bambini ogni sera appena si posa la testa sul cuscino, e ogni mattina appena si spalancano gli occhi e si vede la luce del sole come se fosse la prima volta, ma con la consapevolezza delle stagioni che passano. »

«Il primo seme dell’ecologia brilla in noi, la trama della nostra identità percepisce costantemente il richiamo delle distanze, dell’ignoto quanto di tutto quel brulichio di esistenze che vive senza rispettare le nostre regole. Per questo torniamo così spesso in quei luoghi che ci siamo abituati ad indicare col termine generico di “natura”.»

«Quel che in qualità di individuo mi connota negativamente – gli attributi che non ho, i privilegi che non rincorro, la scaltrezza che non dimostro, i risultati e le amicizie o le conoscenze che mi sono negati, e molto altro – mi spaventa e mi colpisce come artista, e in certi momenti duramente, ma sono le stesse condizioni che mi fortificano e mi rendono “libero” come praticante buddista. E non è alla fine questo che noi cerchiamo, la massima libertà da vincoli, paure e dipendenze?»

«Non mi sono consegnato allo scrivere poesie, magari abbacinato dal desiderio pur comprensibile, d’issarmi nel catalogo dei poeti più grandi, i migliori, gli ultimi e definitivi; ho cercato di costruire la mia intera vita come una poesia, di fare del mio vivere quotidiano un atto poetico, ho cucito i margini di un piccolo mondo deposto fra la carta e la corteccia dove ascoltare le voci di madre natura, dove meditare, dove camminare nei boschi, dove rifocillare e scrivere. E dove praticare una via personale e silvatica, prevalentemente solitaria, nello zen, ovvero un bosco dove si nasce e rinasce, dove ci si perde e ci si riconquista, e dove i dubbi equiparano, quando non soverchiano, le certezze.»

«Se in Nord America gli anni fervidi delle numerose fondazioni si sviluppano fra il 1920 e gli anni Cinquanta, in Italia si può fissare la stagione zero nella seconda metà degli anni Sessanta: i primi luoghi fisici dove praticare zazen in Italia vengono aperti nel 1965 a Venezia da Ferdinando Nason (centro migrato a Milano nel 1972) e nel 1968, anno capitale di molte “rotture” nel nostro paese, a Torino dove Massimo Daido Strumia fonda il Cerchio Vuoto (Enku Dōjō). L’anno successivo François-Albert Viallet (1908-1977), al tempo allievo di Deshimaru, tiene un ciclo di conferenze sullo zen a Torino e Milano. Nel 1973 vengono fondati due nuovi spazi a Scaramuccia (Orvieto), ad opera di Mario Luigi Engaku Taino, e a Viganego (Genova), in Liguria, ad opera di Strumia, Mauricio Yūshin Marassi e Giuseppe Jisō Forzani. Fausto Taiten Guareschi fonda il suo tempio, il Fuden-ji, nel 1984 a Bargone (Salsomaggiore Terme), due anni più tardi viene gettato da Roberto Kengaku Pinciara il primo seme del centro di pratica zen Komyo-Ji, a Fortunago (Pavia), mentre nel 1988 si assiste a Milano ad una doppia fondazione, Pinciara apre il Dōjō Ho Un Do e Carlo Tetsugen Serra il Dōjō Zen Il Cercho (Enso-ji).»

«Ma che cosa vuol dire fare ecologia di se stessi? Vuol dire che ogni forma di vita sul pianeta sperimenta i “confini” del proprio tempo, soltanto l’uomo si pone l’obiettivo, quasi la vocazione, d’iscriversi in una forma, sebbene alterata e spesso degradata, di eternità. […] Ma chi osserva la natura non può sottrarsi al primo dei comandamenti, quello selvatico, manifestato ogni istante dal cammino del creato: ogni individuo ha il proprio tempo, giunto al termine naturale anche le sue parole debbono tacere e lasciare spazio a nuove parole, cucite da nuove generazioni; soltanto in questo modo possiamo dare mondo al mondo, garantire spazio a chi sta per nascere.»

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Materiali

>>> Ascolta La parabola zen della montagna (versione audio – durata: 5.30 min.)

>>> Leggi il componimento Sutra degli alberi

>>> Estratti La parabola zen della montagna (versione testuale) – L’Ordine, allegato al quotidiano La Provincia di Como e Sondrio | La Repubblica, Silenzio e ascolto della foresta, la via del monaco seon Bopjong (1932-2010) | La Repubblica, Il monaco che suona le foglie, Sodo Yokoyama (1907-1980) o Kusabue zenji, il monaco del flauto di foglie, The Leaf whistling Monk o The Leaf-Flute Zen Master | A proposito di Ishikawa Jozan, Tre canti austeri di un poeta samurai del XVII secolo | La quinta selva, La foresta interiore, è uscita nel II° numero della rivista di letteratura e pensiero Just-Lit, dedicata all’ambiente.

>>> Leggi il quaderno Il sentiero dell’aglio selvatico – Piccolo concerto di voci buddiste e agresti

>>> Leggi estratti da I sandali del Buddha –  Silenzi in cammino

Capitoli in versioni precedenti sono stati pubblicati nella rubrica Budda nel bosco del portale Zest – Letteratura Sostenibile: Versi di un venditore ambulante di te – Le poesie di Baisao | I semi del monaco errabondo Jakushitsu Genko | Le poesie eremitiche di Muso Soseki | Shihwu – Componimenti montani di un eremita | Meditare come un albero – Idee e pratiche del buddismo ch’an

>>> Shinrin nōto nelle news del Sangha dello Zenshinji di Scaramuccia
>>> Shinrin nōto a L’altro in noi di Valeria Bianchi MianRadio Morpheus
>>> Extra | In cammino fra le voci dello zen italianoTrasmissione radiofonica
>>> Extra | Ne-an, piccolo eremo tascabile delle radici – Che cos’è

Da L’Ordine, settimanale culturale dei quotidiani La Provincia di Como e La Provincia di Sondrio.

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Commenti

«Un compendio di poesia, ascolto profondo e selvatichezza, per tutti gli spiriti boschivi e gli amanti dello “shinrin… nōto”» Francesca Campagna – Ecoterapia poetica

«Non c’è dubbio che gli italiani siano adepti del caffè piuttosto che del tè. Per ogni grammo di tè venduto nella nostra penisola, se ne acquistano 84 di caffè. Non c’è partita. Non penso, inoltre, che siano molti coloro che bevono il tè rispettando quel rituale tradizionale chiamato in oriente Cerimonia del Tè. Tra questi probabilmente il nostro Tiziano Fratus, maestro anche nel conciliare la sua passione per gli alberi con la via del buddismo zen. Una relazione antica e solida, quella tra tè e spiritualità» Paolo Pigozzi – Il Manifesto

«Grazie Tiziano per questo nuovo dono. Amo i libri che mi posso portare nel bosco attorno a casa e sto poco al pc… (ho amato molto anche i tuoi libri)» Tiziana Fiorio

«Ottima proposta culturale e spirituale. Stiamo vicini a ciò che vale, a ciò che offre respiro ai nostri pensieri davvero molto confusi in questo periodo fluttuante e incerto» Patrizia Solaro

«Io non sono una praticate ma una lettrice però ho la necessità di sapere per praticare grazie» Louise Boldrin Venosta

«Grazie per questo prezioso dono» Roberta Fattori

«La tua mistica mi conforta» Diego Chersicola

«Molto interessante» Mariela Peritore Fabri

«Grazie Tiziano, lo leggerò prestissimo. un abbraccio da altre selve» Susanna Mati

«Grazie Tiziano! Che bella parabola ! Quanta ansia di conoscere la verità nel giovane allievo, ma forse le cose più importanti le ha imparate lungo il cammino per trovare il vecchio monaco» Elena Cadelli

«Meraviglia» Annamaria Gyoetsu Epifanìa – Centro Zen Anshin

«Stamani ho inviato a stampare e rilegare tutto, per poterlo leggere sfogliando, con calma. Un piacere che non assomiglia a nessun altro, quello di leggere il frutto della pratica , della meditazione, e dell’arte, di qualcuno che per connessioni linfatiche ci è maestro, o semplicemente vicino» Nicoletta Zamberlan Feruglio

«Cose bellissime che si possono fare» Manul Patrizia Sira d’Intino – Associazione Eco di Foresta

«La rivoluzione della compassione è condivisione di bellezza e di sé. Grazie al poeta e albero Tiziano Fratus» Maria Rosa

«Bella! ascoltata poco fa nel mio giardino dove ho avuto un leggero sottofondo “canoro” di alcuni uccelletti… con i libri mi porti nei boschi e mi doni emozione» Elisabetta Pau

«Caro Uomo Radice, sento di doverle scrivere per ringraziarla del suo meraviglioso dono, un intero libro! Quando l’ho aperto non potevo crederci, per alcuni momenti sono rimasto interdetto, un suo libro recapitato a casa, tutto per me! Grazie. Di cuore. Sono a pagina 50, lo sto gustando sorseggiando tè, alzando gli occhi di tanto in tanto per contemplare il giardino e vedere se nella mangiatoia tra i biancospini imperlati di bacche vermiglie zampettasse mai qualche uccellino» Giampaolo

«Bellissimo progetto» Chiara Nicolini

«Testo notevolissimo» Michele Baraldi

«Sei davvero unico, in questa tua filosofia della natura, in questa formidabile capacità di essere tutt’uno con gli alberi e i loro frutti. Grazie» Valentina Fortichiari